BIOGRAFIA

 

Italo Calvino nasce il 15 ottobre a Santiago de las Vegas, presso l’Avana. Il padre, Mario, è un agronomo di origine sanremese, che si trova a Cuba, dopo venti anni passati in Messico, per dirigere una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola agraria. La madre, Evelina Mameli, di Sassari è laureata in scienze naturali e lavora come assistente di botanica all’Università di Pavia. Sono due personalità molto forti e caratterizzate, la madre severa,austera, rigida sia nelle piccole che nelle grandi cose; il padre anche lui austero ma la sua severità era più rumorosa, collerica, vecchio ligure radicato nel suo paesaggio, che aveva girato il mondo e vissuto la rivoluzione messicana di Pancho Villa.

Nel 1925 tutta la famiglia fa ritorno in Italia. Programmato da tempo e rinviato a causa dell’arrivo del primo figlio, Italo il quale si dirà sempre ligure e più precisamente sanremese.A quel tempo San Remo era una città piuttosto diversa dal resto d’Italia, popolata di vecchi inglesi, granduchi russi, insomma gente eccentrica e cosmopolita. Anche questa famiglia era insolita sia per San Remo che per l’Italia di allora.I Calvino vivono tra la villa “La Meridiana” e la campagna. Il padre dirige la Stazione sperimentale di floricoltura ed in seguito al fallimento della maggiore banca della città mette a disposizione il parco della villa per proseguire le attività di ricerca. Nel 1927 nasce il fratello Floriano. Dal 1929 al 1933 frequenta le Scuole Valdesi, diventerà balilla negli ultimi anni, nel 1934 supera l’esame per il ginnasio-liceo“G. D. Cassini” i genitori lo esonerarono dalle lezioni di religione,questo lo portò ad essere tollerante verso gli altri .
La prima lettura avvenne all’età di dodici anni , il primo ed il secondo libro della giungla di Kipling da lì in poi ebbe qualcosa da cercare nei libri. Si dilettò anche leggendo riviste umoristiche e da lì disegna vignette e fumetti e si appassiona al cinema per tutta la sua adolescenza.(1936-1938).
Scoppia la guerra e la giovinezza insieme alla “belle epoque” di San Remo, finiscono; non si tornerà mai più indietro da lì in poi la città divenne un pezzo di periferia ,un vecchi cittadina di provincia. La sua posizione ideologica è incerta, tra il recupero di una identità locale ed un confuso anarchismo; tra i sedici ed i venti anni scrisse brevi racconti , opere teatrali ed anche poesie ispirandosi a Montale suo poeta per tutta la vita.
Si iscrive alla Facoltà di Agraria (1942) senza riuscire ad inserirsi nell’ambiente universitario ma è nei rapporti personali e nell’amicizia con Eugenio Scalfari (compagno di liceo) che cominciamo a crescere in lui interessi culturali e politici.Attraverso un intenso rapporto epistolare con Scalfari seguii il risveglio dell’antifascismo clandestino ed una sorta di orientamento di libri da leggere:Huizinga, Montale, Vittorini, Pisacane.
Nel ’43 si trasferisce all’Università di Firenze nel frattempo le sue opinioni politiche si vanno rafforzando , renitente alla leva della Repubblica di Salò passò alcuni mesi nascosto, periodo di solitudine ed intense letture che ebbero grande peso nella sua futura vita di scrittore.
Dopo la morte di un giovane combattente, chiede ad un amico di presentarlo al PCI, in seguito insieme al fratello si arruola e combatte per venti mesi uno dei più aspri scontri tra partigiani e nazifascisti; nel frattempo i genitori furono sequestrati dai tedeschi. La sua scelta del partito comunista non derivò da ideologie personali , ma soprattutto perché in quel periodo erano la forza più attiva ed organizzata. La guerra partigiana fu formativa non solo per le ideologie politiche. In una lettera a Scalfari del 6 giugno 1945 dice: ” La mia vita in quest’ultimo anno è stato un susseguirsi di peripezie (…) sono passato attraverso una inenarrabile serie di pericoli e di disagi; ho conosciuto la galera e la fuga, sono stato più volte sull’orlo della morte. Ma sono contento di tutto quello che ho fatto, del capitale di esperienze che ho accumulato,anzi avrei voluto pure di più “.Inizia così la “ storia cosciente” delle idee di Calvino attorno al nesso comunismo anarchismo (1945), si iscrive al terzo anno della Facoltà di Lettere di Torino, attivista del PCI a Imperia dove scrive su vari periodici.
Conosce Cesare Pavese e negli seguenti non solo è il suo primo lettore ma anche un paradigma di serietà e di rigore etico, su cui cercherà di modellare il proprio stile, e perfino il proprio comportamento; fu grazie a lui che lo presento a Carlo Muscetta della rivista “ Aretusa” dove venne pubblicato Angoscia , in dicembre con l’articolo Liguria magra e ossuta collabora con “Il Politecnico” di Elio Vittorini. Nel ’46 comincia a vendere i libri a rate con la case editrice Einaudi, tutti i raconti confluiranno in Ultimo viene il corvo; vince ex aequo con Marcello Venturi il premio dall’Unità di Genova con il racconto Campo di mine, Pavese e Ferrata lo esortano a scrivere un romanzo che concluderà alla fine dello stesso anno. Sarà il suo primo libro Il sentiero dei nidi di ragno.Con Il sentiero vince il Premio Riccione sempre grazie a Pavese che lo aveva presentato a Einaudi.
Per quanto riguarda la sua vita personale in questo periodo fu costretto a vivere di stenti aspettando i vaglia paterni che integrava con dei guadagni derivanti da delle collaborazioni, una imbarazzante bigamia fu l’unico lusso che si concesse in tutta una vita di lavoro. Presso Einaudi si occupa dell’ufficio stampa e di pubblicità stringendo legami di amicizia e di fervido confronto intellettuale con Pavese, Vittorini, Natalia Ginzburg, Delio Cantimori, Franco Venturi, Norberto Bobbio e Felice Balbo. Nel 1948 lascia Einaudi e va a lavorare a l’Unità torinese redattore della terza pagina e collabora al settimanale comunista “ Rinascita”; nel ’49 torna all’Einaudi ed esce la raccolta Ultimo viene il corvo ma rimane inedito il romanzo Il Bianco Veliero sul quale Vittorini aveva espresso un giudizio negativo.
Il 1° gennaio 1950 viene assunto da Einaudi come redattore stabile, si occupa dell’ufficio stampa e dirige la parte letteraria della nuova collana “Piccola Biblioteca Scientifico-Letteraria” e furono proprio Vittorini , Pavese e Calvino che crearono quei risvolti di copertina che divennero uno stile nell’editoria italiana. Lo stesso anno, il 27 agosto Cesare Pavese si toglieva la vita questo fatto lo colse di sorpresa in quanto lo riteneva una persona forte con una grande solidità; dieci ani dopo, con la commemorazione Pavese: essere e fare traccerà un bilancio della sua eredità morale e letteraria. Nella casa editrice c’è un momento di svolta con le dimissioni di Balbo ed entrano personaggi come Bollati, Boringhieri, Ponchiroli, Solmi, Foà e Cases, commenta dicendo: Il massimo della mia vita l’ho dedicato ai libri degli altri, non hai miei ….
Nel 1951 finisce di scrivere un romanzo d’impianto realistico-sociale, I giovani del Po, che sarà pubblicato sulla rivista Officina solo negli anni ‘57/’58, in estate invece di getto scrive Il visconte dimezzato. Con una raccolta di lettere su un viaggio fatto in URSS (Taccuino di viaggio di Italo Calvino) pubblicata sull’Unità ebbe il Premio Saint-Vincent. Lo stesso anno muore il padre che verrà ricordato più tardi in un racconto autobiografico La strada di San Giovanni.
Viene pubblicato nel ’52 il visconte dimezzato che riscuote notevole successo e genera reazioni contrastanti nella critica di sinistra. In maggio esce il “Notiziario Einaudi” da lui redatto e in seguito ne diviene direttore responsabile dal n.7. Insieme a Monelli inviato della “Stampa” segue le Olimpiadi di Helsinki nello stesso anno. Monelli essendo molto miope si fa raccontare i fatti da Calvino ed il giorno seguente trovò scritto tutto quello che gli aveva indicato mentre lui non era stato capace di scriverlo, per questo motivo rinunciò ad essere giornalista. Il 1953 porta un terzo tentativo di narrazione La collana della regina romanzo di ambiente torinese e operaio, destinato a rimanere inedito, mentre sulla rivista “Nuovi Argomenti” esce il racconto Gli avanguardisti a Mentone.
Nel nuovo anno(’54) inizia a scrivere sul settimanale “Il Contemporaneo” questa collaborazione durerà quasi tre anni. Esce nei Viene pubblicato nei “Gettoni” L’entrata in guerra. Si occupa in seguito di una raccolta di racconti popolari delle varie regioni dell’Italia folkloristica ottocentesca.
Nel 1955 viene promosso dall’Einaudi come dirigente manterrà questa qualifica fino al giugno 1961; dopo quella data diventerà consulente editoriale. Lo stesso anno esce su “Paragone Letteratura” Il midollo del leone il primo di una serie di saggi, volti a definire la propria idea di letteratura rispetto alle principali tendenze culturali del tempo.
L’anno seguente (’56) escono le fiabe italiane che consolida l’immagine di Calvino come favolista, dato il successo. Sempre dello stesso anno è l’atto unico La panchina rappresentato in ottobre al teatro Donizetti di Bergamo.Con una lettera a Vasco Pratolini partecipa al dibattito su Metello ed uno degli ultimi interventi lo dedica a Pier Paolo Pisolini.Interviene sul “Contemporaneo” nell’acceso Dibattito sulla cultura Marxista mettendo in discussione la linea culturale del PCI inizia un periodo di polemica sul comportamento sia del partito che dell’Unità, in vista di una trasformazione del PCI, Calvino ha come punto di riferimento Antonio Giolitti.
Con la pubblicazione nel 1957 del racconto-apologo La gran bonaccia delle Antille, che mette alla berlina l’immobilismo del PCI. Dopo l’abbandono del partito da parte di Giolitti il 1° agosto si dimette anche Calvino per il dissenso politico e a confermare la sua fiducia nelle prospettive democratiche del socialismo internazionale. Tutte queste vicende lasciano una traccia profonda nel suo atteggiamento; viene pubblicato Il barone rampante e sul fascicolo “Botteghe Oscure” La speculazione edilizia.
1958- Pubblica su “Nuova Corrente” La gallina di reparto frammento del romanzo inedito La collana della regina e su “Nuovi Argomenti” La nuvola di smog. L’anno seguente con l’antologia dei Racconti vincerà il premio Bagutta. Sempre in questo periodo collabora con il settimanale”Italia domani e alla rivista di Giolitti “Passato e Presente” partecipando al dibattito per una nuova sinistra socialista. Intrattenendo dei rapporti con il gruppo “Cantacronache” scrive dei testi per 4 canzoni di Liberovici (Canzone triste, Dove vola l’avvoltoio, Oltre il ponte e Il padrone del mondo) una per Fiorenzo Carpi (Sul verde fiume Po) , per Laura Betti ( La tigre) e Taurin-la-nuit musicata da Piero Santi.
Nel 1959 esce Il cavaliere inesistente . In settembre viene messo in scena Allez-hop. A novembre parte per gli Stati Uniti Il soggiorno dura sei mesi di cui quattro a New York,anni dopo dirà che N.Y: è la città che ha sentito più di tutte .
L’anno successivo 1960 raccoglie la trilogia Nostri antenati e appare sul”Menabò” il saggio Il mare dell’oggetività.
Nell’anno 1961 vede consolidarsi il suo successo e riceve molte richieste di collaborazione ma molte vengono rifiutate come quella del “Corriere della sera “. Dopo un viaggio negli USA raccoglie le impressioni in un libro Un ottimista in Americache però non pubblica.
Nel ‘62 lavora presso organismi internazionali come l’Unesco ecc… si sposta in continuazione tra Torino,Parigi e San Remo, collabora anche con “ Il Giorno”. Sul n. 5 di “Menabò “ esce La sfida al labirinto, su “ Questo e Altro” appare il racconto La strada di San Giovanni.
Con la pubblicazione nel 1963 della Sfida al labirinto polemizza con Angelo Guglielmi. Nella collana per ragazzi troviamo la raccolta Marcovaldo ovvero le stagioni in città , pubblica inoltre La giornata d’uno scrutatore e Speculazione edilizia .
1964 a febbraio si sposa presso l’Avana. Con questo viaggio ha l’occasione di avere un colloquio con Ernesto “Che” Guevara. In seguito si trasferisce a Roma ed ogni settimana si reca a Torino, viene pubblicato sul “ Menabò “ il saggio L’antitesi operaia con scarso successo. Nella raccolta Una pietra sopra(1980) Calvino lo presenterà come “ un tentativo di inserire nello sviluppo del mio discorso (quello dei miei precedenti saggi sul “Menabò “ ) una ricognizione delle diverse valutazioni del ruolo storico della classe operaia e in sostanza di tutta la problematica della sinistra di quegli anni (…) forse l’ultimo tentativo di comporre gli elementi più diversi in un disegno unitario e armonico, ripubblicacon una fondamentale prefazione Il sentiero dei nidi di ragno.
Nel 1965 nasce la sua prima figlia Giovannea, esperienza per lui di un gran senso di pienezza e divertimento. PubblicaLe Cosmicomiche e con lo pseudonimo di Tonio Cavilla cura un’edizione ridotta e commentata del Barone rampante in una collana per la scuola media. Esce sempre in questo periodo La nuvola di smog e La formica argentina, partecipa anche al dibattito aperto da Pier Paolo Pisolini sul nuovo italiano “tecnologico”.
Nel 1966 con la morte di Vittorini la posizione nei riguardi dell’attualità muta, un’anno dopo sul “Menabò” pubblica Vittorini:progettazione e letteratura ; si rende conto che forse lo stendhalismo, che era stata la filosofia pratica della sua giovinezza, ad un certo punto è finito e forse è solo un processo del metabolismo, una cosa che viene con l’età,ero stato giovane a lungo e forse troppo e adesso doveva iniziare la vecchiaia.
La presa di distanza non è però una scontrosa chiusura all’esterno. Nel settembre invia a un editore inglese un contributo al volume Authors take sides on Vietnam( “ In un mondo in cui nessuno può essere contento di se stesso o in pace con la propria coscienza, in cui nessuna nazione o istituzione può pretendere d’incarnare un’idea universale e neppure soltanto la propria verità particolare, la presenza della gente del Vietnam è la sola che dia luce”).
Si trasferisce a Parigi nel 1967 e vi resterà fino al 1980 . Finisce di tradurre I fiori blu di Raymond Queneau; alla poliedrica attività del bizzarro scrittore francese rinviano vari aspetti del Calvino maturo: il gusto della comicità estrosa e paradossale, l’interesse per la scienza e per il gioco combinatorio, un’idea artigianale della letteratura in cui convivono sperimentalismo e classicità. Da una conferenza sul tema “Cibernetica e fantasmi” ricava il saggio Appunti sulla narrativa come processo combinatorio, che pubblica su “Nuova Corrente”. Sulla stessa rivista e su 2Rendiconti”escono rispettivamente La cariocinesi e Il sangue, il mare, entrambi poi raccolti nel volume Ti con zero.
Nel 1968 con il nuovo interesse per la semiologia partecipa a due seminari di Barthes su Sarrasine di Balzac alla Sorbona e una settimana di studi semiotici all’Università di Urbino con l’intervento di Greimas. Essendo legato come riflessione al tema dell’utopia, matura la proposta di una rilettura di Fourier che si concreta nel ’71 con la pubblicazione di un’originale antologia di scritti. Rifiuta il premio Viareggio per Ti con zero ritenendo conclusa l’epoca dei premi letterari non volendo continuare ad avallare con il suo consenso istituzioni ormai svuotate di significato; accetterà due anni dopo il premio Asti, nel ’72 il premio Feltrinelli e quello dell’accademia dei Lincei, quello della città di Nizza, il Mondello ed altri ancora. Inoltre pubblica presso il Club degli Editori di Milano La memoria del mondo e altre storie cosmicomiche.
1969 Nel volume Tarocchi.Il mazzo visconteo di Bergamo e New York di Franco Maria Ricci appare Il castello dei destini incrociati. Prepara la seconda edizione di Ultimo viene il corvo. Sul “Caffè" appare La decapitazione dei capi. Per Zanichelli cura insieme a Salinari La lettura testo per le scuole medie.
Nel 1970 esce il volume Gli amori difficili. Rielabora il materiale di un ciclo di trasmissioni radiofoniche e pubblica una scelta di brani del poema ariostesco, Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino. Durante questi anni si occuperà più volte di fiabe scrivendo prefazioni a nuove edizioni.
Durante 1971 dirige la collana Einaudi “ Centopagine” oltre ai classici europei a lui più cari (Stevenson, Conrad, Stendhal, Hoffman, Balzac e Tolstoj) oltre a svariati minori italiani a cavallo fra 800 e 900. Nella miscellanea adelphiana appare Dall’opaco.
Nel 1972 pubblica Le città invisibili ed insieme ad amici pensano di dar vita a nuove riviste. Sente il bisogno di rivolgersi ad un pubblico nuovo e da qui l’idea di una rivista a larga tiratura che si vende nelle edicole, una specie di “Linus” non a fumetti ma romanzi a puntate con molte illustrazioni e un’impaginazione attraente. In novembre partecipa a un dejeuner dell’Oulipo, di cui diventerà membre etranger l’anno successivo. Sempre in novembre esce sul primo numero dell’edizione italiana di “Playboy” il nome, il naso.
1973 viene pubblicato Il castello dei destini incrociati. Viene ultimata la villa di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia, dove calvino trascorrerà tutte le estati.
Inizia a scrivere nel 1974 sul “Corriere della sera” racconti, resoconti di viaggio e sulla realtà politica e sociale del paese; la collaborazione durerà fino al 1979.
Gli scritti in questo anno sono Ricordo di una battaglia, Autobiografia di uno spettatore, appare come prefazione a Quattro film di Federico Fellini. Scrive anche per la serie radiofonica “Le interviste impossibili” i dialoghi di Montezuma e L’uomo di Neanderthal.
1975 sul “Corriere della sera” pubblica La corsa delle giraffe, la serie dei racconti del signor Palomar. Viene ripubblicato La memoria del mondo e altre storie cosmicomiche.
Nell’anno 1976 tiene conferenze in molte università degli Stati Uniti, i viaggi in Messico e Giappone gli danno spunti per degli articoli, che verranno poi ripresi per Collezioni di sabbia. Riceve a Vienna lo Staatpreis.
Siamo nel 1977 e su “Paragone Letteratura” esce La poubelle agree.Dello stesso anno è La penna in prima persona che fa parte di una serie di brevi lavori in bilico tra saggio e racconto, ispirati alle arti figurative. L’anno dopo muore la madre e sarà messa in vendita la villa “Meridiana”.
Pubblica nel1979 il romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore. Con l’articolo Sono stato stalinista anch’io? Inizia la collaborazione con “Repubblica”.
Si trasferisce a Roma nel 1980 in piazza Campo Marzio ad un passo dal Pantheon. Raccoglie nel volume Una pietra sopra gli scritti di Discorsi di letteratura e società la parte più significativa dei suoi interventi saggistici dal 1955 in poi.
Nel 1981 riceve la Legion d’onore. Cura l’ampia raccolta di scritti di Queneau Segni, cifre e lettere. L’anno successivo preparerà una Piccola guida alla piccola cosmogonia, per la traduzione di Sergio Solmi della Piccola cosmogonia portatile.Appare, su “Il cavallo di Troia”, Le porte di Bagdad, azione scenica per i bozzetti di Toti Scialoja. Su richiesta di Adam Pollock compone un testo a carattere combinatorio per l’incompiuto Singspiel di Mozart Zaide. Presiede a Venezia la giuria del festival del cinema, che premia, oltre ad Anni di piombosi Margarethe von Trotta, Sogni d’oro di Nanni Moretti.
Nel 1982 alla Scala di Milano viene rappresentata La vera storia scritta da Berio e Calvino. Di quest’anno è anchel’azione musicale Duo, primo nucleo del futuro Un re in ascolto,sempre composta in collaborazione con Berio . Su “FMR” pubblica Sapore sapere.
Nel 1983 viene nominato per un mese “directeur d’ètudes” all’Ecole des Hautes Etudes. A gennaio tiene una lezione su Science et metaphore chez Galilèe , legge in inglese all New York University la conferenza Mondo scritto e mondo non scritto. Esce il volume Palomar .
Durante il 1984 in seguito alla crisi aziendale dell’Einaudi decide di passare alla Garzanti presso la quale appaiono Collezione di sabbia e Cosmicomiche vecchie e nuove. Compie dei viaggi in Argentina e a Siviglia dove ha partecipato ad un convegno sulla letteratura fantastica. Viene rappresentato a Salisburgo Un re in ascolto.
Nel 1985 traduce La canzone del polistirene di Queneau; durante l’estate lavora ad un ciclo di sei conferenze. Il 6 settembre viene colto da ictus a Castiglione della Pescaia, ricoverato all’ospedale Santa Maria della Scala di Siena, muore nella notte fra il 18 e il 19.
bibliografia:

PAVESE

PASOLINI
 

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